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Il patto tra Putin, Merkel e Hollande ha avviato la pacificazione europea

1° Aprile 2015

 

 

 

Dal Kazakistan al Mar Nero un’area di pace.

Unione Europea – Ucraina – Russia: ritrovate  pace e coesione?

 

L’accordo tra Russia, Germania e Francia ha gettato le prime credibili basi per il superamento di una crisi nata da logiche di espansione e non di incontro. E’ da porre fine alle dannosissime e assurde reciproche sanzioni, è da rinnovare e potenziare il partenariato tra Russia e Nato. il 2014 anno infausto è alle spalle. Obama rilanci, come ha saputo fare con l’Iran, con valide aperture geopolitiche,  soprattutto apertamente collaborative e pacifiche, in tutto il giro d’orizzonte euroasiatico e mediterraneo.

Abbiamo motivo di riprendere il proficuo cammino del Premio Europeo Capo Circeo.

 

 

Gli incontri dello scorso inizio febbraio fra Merkel, Hollande e Putin sulla crisi ucraina sembrano dare finalmente i primi importanti frutti.

Ciò pare che stia avvenendo entro un non solidale quadro NATO  (leggi: USA e forse Regno Unito) e con l’estromissione da ogni ruolo dell’UE.

Questa fase di riflusso è stata da noi lungamente attesa. Adesso è iniziata. I ribelli delle regioni dell’Est hanno già ritirato gran parte delle armi pesanti. Inoltre, gli scontri a fuoco hanno cominciato a scemare notevolmente di numero e di intensità, anche se delle improvvise recrudescenze non mancano.

Forse gli europei stanno cominciando a capire i tanti errori da loro commessi andando improvvidamente e acriticamente al seguito  degli USA nel trasformare i reali obiettivi della Nato?

Gli antecedenti relativi allo scandaloso ingresso della Georgia  nella Nato e la giusta secessione dell’Ossezia del sud  e quelli relativi alla prima fase della crisi ucraina con la rivolta minoritaria dei russofoni di Crimea che hanno ottenuto l’annessione da parte della Russia, hanno dunque insegnato qualcosa?

Ha insegnato anche qualcosa la perseguita e riuscita installazione delle basi per radar e missili antimissili americani nell’Europa orientale sotto targatura NATO, nella scoperta, colossale, ultrafantastica bugia di…  doverci difendere da presumibili  “attacchi” iraniani?  Sistema antimissile a cui la Russia aveva chiesto di partecipare, richiesta a “buon pro” rigettata?  Ha insegnato qualcosa che a nulla serve appellarsi alla strumentale legittimità di scelta in base all’esercizio reale della sovranità degli ex Stati sovietici per aderire alla NATO al fine di espandersi militarmente in  Asia al fine di ingenerare instabilità e crisi generalizzate?

Ha insegnato qualcosa che la Russia non poteva rimanere a guardare impotente, inerte, alla messa in opera di un  gigantesco piano che apertamente attuava il suo isolamento economico, politico, strategico e vulnerava in modo patente ogni sua minima condizione di sicurezza e di reale esercizio della sua sovranità, salvo il rinchiudersi passivamente entro un quadro di assoluta autarchia imposta da altri?

Speriamo di si.

Tuttavia, gli USA  con la NATO scodinzolante al seguito non demordono dal perseguire l’obiettivo primario della loro strategia euroasiatica, che cerca perni stabili nell’Asia a pro di un fittizio antemurale cinese. Al fine di  arrivare al definitivo insaccamento e isolamento politico-economico della Russia. Su questo piano, dunque e purtroppo, vediamo come ancora non  ci sono battute d’arresto nel cercare di assorbire nell’alleanza atlantica gli Stati turco-mongolici dell’Ascia centrale.

Abbiamo motivo di sperare però che altri Stati europei si associno apertamente alla posizione franco-tedesca e che essa possa essere ufficializzata come propria dalla stessa Unione Europea. Abbiamo motivo di sperare che la posizione franco-tedesca, a due mesi circa dal suo più concreto e deciso avvio, possa aprire forti brecce in seno alla NATO e determinare nel breve periodo il definitivo stop alla fallimentare e pericolosissima politica estera statunitense, in cui ci siamo trovati coinvolti in pieno. Oltre ai già citati casi, qui sono da ricordare tutta l’area orientale, in primis gli scacchieri del Medio e del Vicino Oriente, con Iran e Siria in testa, e tutta l’Africa centro-settentrionale.

Abbiamo motivo di sperare che una radicale svolta della politica estera americana possa tornare ad interloquire in modo profittevole e pacifico, e non ad escludendum, con la Russia. Ma anche con la Siria e con l’Algeria, oltre che con l’Iran in queste ore davvero cruciali. Smettere con le trame destabilizzanti da cui inspiegabilmente delle loro creature quali l’Isis dopo e Al Qaeda prima sfuggono al loro controllo. Abbandonare la penetrazione in tutta l’Asia centromeridionale al fine di isolare la Russia, e con essa ravvivare il partenariato sottoscritto con la NATO nel 1997 e dichiarato morto da Washington e dai suoi alleati.

Abbiamo motivo di tenere alti i nostri ideali e i nostri obiettivi: vedere rafforzata e estesa l’Europa dei popoli e della loro civiltà, che nella pulsante dimensione storica è  una calamitante entità civile e geografica euro-asiaco-mediterranea  o  euro-asiatico-africana, Eufrasia, nella contemporanea e aggiornata lettura storica di ciò che fu l’ecumene romano. Tutta un’altra cosa rispetto alle balordaggini alla Kalergi.

E’ bene che i Paesi dell’Unione Europea lungo i confini orientali sappiano respingere  paure non più  sussistenti e adescamenti d’oltre oceano e che rafforzino quanto prima l’azione di Parigi e di Berlino alla luce del sole. E’ bene che lo faccia alacremente Londra, ancor prima di Roma e di Madrid, per fugare ogni dubbio sulla sua coerenza europea e sulla sua non dipendenza, quale entità inscindibile, dal rapporto speciale con gli USA (tanto speciale da stare al di sopra dell’Unione Europea?).

Abbiamo motivo di volgere le spalle al trascorso 2014, anno infausto per l’Europa.

Abbiamo motivo di rilanciare il Premio Europeo Capo Circeo, guardando con maggiore serenità sia a Bruxelles sia a Mosca.

 

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