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Capo Circeo. Fra storie, miti e simboli che condensano parte fondante della vita dei popoli d’Eufrasia

Da dove trae origine il Premio Capo Circeo? Dal Monte e dalle coste di Circe, Ulisse, Enea, vissute dai Neanderthaliani
13 Maggio 2021    Autore: Mario Tieghi

*Il Prof. Mario Tieghi è componente della Commissione per l’attribuzione del PECC.

Fra la rocca spartana di Sperlonga e le dune di Ardea – Lavinio, ove avvenne l’approdo dei Troiani
Villa Volpi
San Felice Circeo

Fondazione Marcello Zei – Onlus
San Felice Circeo

Le inestimabili ricchezze delle coste e del monte di Circe

Museo Civico del Mare e della Costa "Marcello Zei" - Community | Facebook
Museo Civico del Mare e della Costa "Marcello Zei" - Comune di Sabaudia (LT)
foto di Guglielmo Vavoli

Museo Civico del Mare e della Costa
Sabaudia

Uomo di Neanderthal nuovi studi a San Felice Circeo

Dopo anni di silenzio, il Circeo si arricchisce di un’ennesima pagina di cultura che rende più completa la storia di questo comprensorio, che affonda le radici in tanti anni di intenso passato.

In proposito è il caso di parlare di una scoperta di grande valore, quella che proprio di recente è stata approfondita all’interno della grotta Guattari, incastonata nel magico ambiente del promontorio del Circeo.

L’argomento relativo ad antri e spelonche, disseminati negli anfratti della famosa montagna legata al nome della maga Circe, calata sul mare Tirreno, riguarda solo taluni aspetti che hanno vivacizzato la storia, fra l’altro sollecitando le curiosità di tanti ricercatori.

Un commento più che interessato sarebbe derivato da appassionati del settore, a cominciare dal paletnologo Marcello Zei, personaggio di spicco, scomparso da alcuni anni. Infatti, per chi ha avuto modo di frequentare ed apprezzare la figura di questo protagonista degli studi sull’antichità, tale ‘scoperta’ sarebbe stata considerata come un naturale prosieguo per la ricerca delle tracce e testimonianze del tempo passato.

Il recente ritrovamento all’interno della grotta costiera di 9 resti fossili “dell’homo Neandertalensis”, che si sono aggiunti ai 2 resti attestanti i primi scavi del 24 febbraio 1939, avvalorati dall’intervento del famoso studioso Carlo Alberto Blanc, hanno aperto la strada verso un nuovo percorso.

Marcello Zei, legato al Circeo ed al territorio circostante, appassionato del mare e al tempo stesso profondo ricercatore preistorico, si era prodigato in questi ambiti, che l’avevano sollecitato a intraprendere nuove conoscenze. Di rilievo era stata la stretta amicizia con lo studioso Blanc, che era risultata un motivo trainante per la conoscenza e la divulgazione delle antichità del Circeo.

La presenza del Parco Nazionale era stata considerata come un fattore di primario valore per l’approfondimento di svariati temi della riserva marina. L’iniziativa culturale rappresentava così un volano indirizzato a far conoscere tutto quello che nel tempo era avvenuto al Circeo, sotto il profilo della preistoria, archeologia, documentazione storica, delle diverse testimonianze letterarie e scientifiche, delle peculiarità naturalistiche del mare Tirreno, sul piano delle specie operanti nell’ importante riserva.

Varie iniziative coinvolsero a livello conoscitivo tutta l’area in questione. Nella ricostruzione, un ruolo determinante lo assunse Marcello Zei, che si attivò sul piano della ricerca didattica e scientifica a stretto contatto con gli Enti pubblici e privati.

Sabaudia, il Prof. Marcello Zei
di spalle, l’allora giovane Peter Liümell

A Sabaudia, il Parco Nazionale del Circeo si inserì con l’inaugurazione di un idoneo Museo presso la riserva demaniale. Negli anni ‘90, il Comune di San Felice Circeo predispose la mostra denominata ‘Homo sapiens e habitat’ che ricostruiva la storia dell’uomo di Neanderthal. Il Comune di Sabaudia, in merito, attribuì l’incarico allo studioso Zei di Direttore del Museo Civico del Mare e della Costa, dando così attuazione all’iniziale esperienza della Mostra ‘Mare e Civiltà’, ospitata presso i locali comunali, che poi si trasmutò nell’attuale “Museo Civico del Mare e della Costa”.

Sabaudia, il Museo del Mare e della Costa dedicato a Massimo Zei

I recenti ritrovamenti hanno dato uno slancio promozionale alla Grotta Guattari. Infatti, tra i resti umani, come nuove e significative scoperte, è stato segnalato “il ritrovamento di una calotta cranica, di un frammento occipitale, di frammenti di cranio, di mandibola, di due denti, di tre femori in corso di identificazione”. Queste novità – a detta degli esperti – aprirebbero la strada a ulteriori conoscenze relative alla vita dell’uomo di Neanderthal. Intanto, si lavora per ricostruire il quadro paleocologico della vita pontina tra i 125 mila e i circa 50 mila anni fa, quando i “nostri cugini” frequentavano il territorio laziale.

“Una scoperta straordinaria”, così ha commentato l’eccezionale ritrovamento, il Ministro Dario Franceschini. A livello comunale, si registra il giudizio entusiasta da parte del Sindaco di San Felice Circeo Giuseppe Schiboni e del delegato a Beni Culturali Angelo Guattari. Tra gli argomenti al centro della discussione, la possibile acquisizione dell’albergo Neanderthal per realizzare al suo interno l’omonimo Centro Studi dedicato all’homo Neandertalensis.

Piena soddisfazione da parte di Mario Rubini, direttore del servizio di antropologia per le province di Frosinone e Latina, del professor Mario Rolfo, docente di archeologia preistorica dell’Università di Roma “Tor Vergata” e di Francesco Di Mario, archeologo della SABAP, tutti coinvolti nel lavoro di ricerca e di studio.

il Circeo

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Fondazione Marcello Zei o.n.l.u.s.o
fondazionemarcellozei.com

FONDAZIONE MARCELLO ZEI – SAN FELICE CIRCEO

Torre Templare, sedele della Fondazione Massimo Zei
San Felice Circeo

Gli scopi della Fondazione sono la salvaguardia e il proseguimento dell’impegno culturale, civile e didattico di Marcello Zei, con la creazione di un museo a lui intitolato con il materiale presente nella mostra Homo Sapiens e Habitat, ubicata nella Torre dei Templari in San Felice Circeo (Latina), lo sviluppo d’iniziative volte alla conoscenza della preistoria dell’uomo e del suo ambiente. Sviluppo, anche impiegando altri soggetti, di ricerche scientifiche, studi, progetti, per conto e/o su finanziamento d’amministrazioni pubbliche e/o soggetti privati, sulle aree tematiche che hanno caratterizzato l’impegno culturale di Marcello Zei. La Fondazione non ha scopo di lucro e prevede espressamente l’esclusivo perseguimento di finalità di solidarietà sociale. Per il raggiungimento degli scopi predetti, la Fondazione svolge le seguenti attività:

  • Tutela, promozione e valorizzazione delle cose d’interesse preistorico, storico e artistico;
  • Raccogliere, catalogare e gestire l’archivio privato di Marcello Zei;
  • Assicurare l’apertura, la gestione e l’aggiornamento dell’attuale mostra Homo Sapiens e Habitat e l’istituzione museale che ne deriverà;
  • Raccogliere e pubblicare i manoscritti di Marcello Zei e i testi delle sue conferenze;
  • Istituire borse di studio e premi intitolati a Marcello Zei;
  • Organizzare, anche in collaborazione con altri soggetti, convegni, seminari, incontri e dibattiti a livello locale, nazionale ed internazionale;
  • Concludere accordi di collaborazione con altri Enti o Fondazioni e partecipare in Istituzioni, Consorzi e Associazioni aventi scopi analoghi o complementari ai propri.
MARCELLO ZEI

MARCELLO ZEI

La preistoria del Circeo e caratterizzata anche da numerosi manufatti ossidianici di età generalmente neo-eneolitica (da ~7.500 anni B.P.). L’ossidiana é un vetro vulcanico compatto, per lo più di colore nero, brunoscuro e, raramente rosso, che lavorato mediante la tecnica a pressione, produce schegge e sottili lamelle molto taglienti.Questa caratteristica ha indotto i popoli primitivi ad utilizzare tale materia prima, fin dalla preistoria, per ricavarne affilati coltelli, supporti di armi (cuspidi di freccia, lame) ed altri strumenti.Il grande interesse per gli insediamenti caratterizzati dalla presenza di manufatti ossidianici deriva dalla constatazione che il nero vetro vulcanico é presente allo stato naturale soltanto in alcune isole dei nostri mari. Una di esse è Palmarola, nell’arcipelago pontino; é stato accertato che i taglienti strumenti ossidianici rinvenuti al Circeo provengono proprio dai giacimenti di quella splendida isola che dista oltre venti miglia marine dal continente. Questo fatto rappresenta una indiretta conferma dell’evoluto sviluppo della scienza della navigazione delle genti del litorale pontino a partire probabilmente da più di 5.000 anni orsono.L’ossidiana di Palmarola e stata rinvenuta, oltre che in molte località laziali “tirreniche” anche in Abruzzo e in Puglia, distribuita lungo un percorso quasi circolare che a sud si ricongiunge al Lazio attraverso la Campania. L’esame dei siti continentali dove sono stati ritrovati manufatti ossidianici, rivela l’estensione dei contatti esistenti fra insediamenti preistorici e fornisce informazioni sul volume degli antichi scambi e sui legami esistenti 3.000 anni prima dell’invenzione della scrittura. Verosimilmente, le grandi vie di comunicazione che più tardi le civiltà del mondo classico costruiranno, si svilupparono proprio sulla traccia degli antichi sentieri dell’ossidiana.

Fondazione Marcello Zei onlus

LA CONOSCENZA DEI BENI AMBIENTALI E CULTURALI COME PRESUPPOSTO PER UNA LORO EFFICACE TUTELA by Marcello Zei
Pubblicato nell’Anno Internazionale della Gioventù del 1985

Secondo Max Weber nella società moderna, specialmente dove é in atto lo sviluppo del sistema capitalistico avanzato, l’esasperata “ratio” della produttività conduce sempre, senza eccezioni, al saccheggio della natura e alla perdita dei valori culturali tradizionali. Anche per Herbert Marcuse, la società opulenta. vive a spese delle risorse ambientali e, più è alta la produttività (e la ricchezza), più il dominio sulla natura è distruttivo. Effettivamente, nelle orgogliose metropoli del nostro tempo, assediate da periferie inabitabili, da borgate disumane e da quartieri proibiti, nel tautologico martellamento di stimoli commerciali, il rapporto uomo-ambiente e diventato diacronico e i valori culturali sono obliterati dalla aggressività inasprita dalla lotta per l’esistenza. La cultura intesa come il complesso di credenze, tradizioni,conoscenze, pensiero e lavoro intellettuale è addirittura sgradita se non si identi?ca con il potere e con l’apparato produttivo imposto dal sistema. Il patrimonio dei beni culturali ed ambientali di questa società,subisce un impoverimento progressivo. Prendiamo, ad esempio, le emergenze archeologiche, autentica espressione della civiltà di un paese: Esse vengono considerate come un ostacolo all’espansione urbana, all’industrializzazione, all’esercizio della proprietà privata, o quanto meno, rappresentano una limitazione al consumo arrogante di beni cui la comunità sembra avere diritto assoluto in nome della raggiunta emancipazione economica. Un benessere che con effetto “boomerang” diventa una forza irrazionale e distruttiva. Così insigni monumenti vengono abbandonati all’erosione del tempo, reperti significativi prendono clandestinamente la via dei mercati antiquari svizzeri o americani, vestigia inedite vengono frettolosamente ricoperte ad evitare il fermo di lucrosi lavori edilizi o tracciati trionfanti di nuove strade. Sul fronte della “natura”, la campagna, i boschi, le zone umide, le dune litorali, la costa sono ormai per la maggior parte l’ombra di quello che era l’habitat mediterraneo appena venti anni orsono. Gli organi dello Stato sanno che la distruzione è il prezzo del progresso e si limitano talora a chiudere al pubblico siti d’interesse archeologico o paesaggistico attuando una misura di salvaguardia abbastanza facile, ma che non risolve la complessa problematica del recupero dei beni e delle coscienze. I provvedimenti esclusivamente protettivi, come le preclusioni d’accesso integrali o la sottrazione alla fruizione di entità tradizionali, scatenano sempre una pervicace reazione contro le norme e le strutture di tutela. Le istituzioni rischiano inoltre (e non sempre a torto) di venire accusate di oscurantismo e di tenere atteggiamenti reazionari e impopolari. Come proteggere allora il prodigioso capitale di beni ambientali e culturali esistenti nel territorio? Dobbiamo anzitutto convincerci che non è possibile il recupero di precedenti ecosistemi includendo in questa voce peculiare attinta dal dominio delle Scienze Naturali, anche il prodotto dell’intelletto umano, dell’attività ergologica, ideologica, artistica – mentre si possono migliorare e ampliare le conoscenze. L’ecosistema esistente al momento in cui iniziavamo a scrivere queste note, mezz’ora fa, si è già allontanato dalla realtà: La popolazione mondiale nello stesso tempo è aumentata di 3.600 unità, mentre un incalcolabile numero di milioni di metri cubi di gas tossici, prodotti dalla combustione di idrocarburi, è entrata in competizione con l’atmosfera terrestre. Nello stesso breve spazio di tempo si sono verosimilmente estinte delle specie di animali o vegetali prima che fosse possibile capirle e studiarle ed ancora si sono perdute in qualche luogo della Terra vestigia e testimonianze di antiche civiltà. Lo scarso successo di iniziative, in verità piuttosto rare, attuate per il recupero dei beni ambientali e culturali, forse dipende proprio da questa immane erosione, dall’allontanarsi degli ecosistemi dalla realtà prima di prenderne coscienza. Nell’attuale dinamica sociale non è più sufficiente quindi operare soltanto a livello di “restauro”, di “tutela” o di “esibizione”, ma occorre far precedere la conoscenza come processo di umanizzazione, sfidano anche gli attuali “standards” comportamentali. La nozione “bene culturale ed ambientale”, deve diventare identificazione, pertanto va impartita nell’età dell’“imprinting” e devono essere favorite quelle iniziative che tendono a guidare la società verso processi cognitivi mediati dalla “partecipazione”, fino a riscoprire nell’inconscio profondo di ogni uomo l’anima primitiva. L’uomo del nostro tempo deve riscoprire l’indefinibile fascino che emanano certi oggetti, come una selce scheggiata e ritoccata mirabilmente da un cacciatore paleolitico vissuto venti o trentamila anni orsono; deve imparare di nuovo ad avvertire il “mana” che pervade un grande albero solitario o l’ingresso di una grotta silenziosa che si .affaccia sul mare; deve percepire la “ieratica” presenza delle antiche genti che eressero le mura ciclopiche e saper scrutare il volo rituale dei cormorani che lasciano gli stagni costieri diretti alle sicure falesie della montagna. Conoscenza quindi come partecipazione. Questa ci appare l’unica strada da percorrere per vivere l’eredità culturale ed ambientale e pervenire alla “tutela spontanea” come modello più civile e avanzato di salvaguardia.

Fondazione Marcello Zei onlus

COMUNICATO STAMPA del 16 Ottobre, 2012

Una grande affluenza di visitatori si è recata questo fine settimana alla Mostra Homo Sapiens, gestita dalla Fondazione Zei, l’occasione è stata la “Settimana del Pianeta Terra”. Il progetto ha come obbiettivo di ricordare, in diverse maniere, in molti Musei e in numerosi siti archeologici, a livello nazionale, il difficile equilibrio tra l’uomo e l’ambiente. La Fondazione, in rappresentanza di San Felice Circeo ha aderito volentieri a quest’iniziativa aprendo le sue porte con un appuntamento dal titolo “Oscillazioni delle linee di riva al Circeo”.
Non a caso molte testimonianze di queste oscillazioni come ad esempio le spiagge fossili al Promontorio, il solco di battigia, all’interno della Grotta delle Capre sono stati oggetto d’approfonditi studi e i fossili di Strombus bubonius e di Ciprina islandica, oggi chiamata Artica islandica, rinvenuti dal prof. Marcello Zei nei fondali di San Felice Circeo sono conservati ed esposti alla “Mostra”.
Questi reperti, da alcuni chiamati fossili guida, testimoniano i cambiamenti climatici e spiegano il conseguente mutare delle linee di riva.
Alcuni nostri archeologi hanno intrattenuto i numerosi visitatori illustrando come nel Quaternario si siano succeduti periodi glaciali e interglaciali e come questi mutamenti climatici abbiano influito sulla fauna, sulla flora e sulla specie Homo. Questo pomeriggio alla “Mostra” con tanti interessati e curiosi ci ha ricordato che il Circeo non è solo un attrattore turistico per il mare durante il periodo estivo, ma anche per la storia e per la cultura che agisce da richiamo tutto l’anno.

Fondazione Marcello Zei onlus

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