16 Ottobre 2025 COMUNICATO DEL PREMIO EUROPEO CAPO CIRCEO
INIZIA L’INCERTA FASE DI FINE DELLE ATTIVITA’ BELLICHE A GAZA. L’ETNOCIDIO DEI PALESTINESI SARA’ FERMATO PER SEMPRE? SARA’ ANCORA CONSENTITO L’ARRIVO DI NUOVI INVASORI ANCHE DALLA LUNA E DA PLUTONE – DETTI ‘COLONI’, TERMINE FALSO, SPREZZANTE, BEFFARDO -? CONTINUERA’? QUALCUNO HA INIZIATO A METTERE DEL SALE IN TESTA A TRUMP? SALE DEL MAR MORTO?
Non possiamo fermarci a raccogliere e condividere le cascate di narrazioni che esaltano gli accordi di Sharm el-Sheikh e i contenuti di una ‘pace’ che non c’è.
Possiamo realisticamente parlare solo di una svolta accelerata e conclusiva delle defatiganti e ripetute fallimentari trattative che si sono trascinate per mesi e mesi, condite da quasi ininterrotti blocchi e concentratissime, vulcaniche riprese conflittuali che hanno direttamente – nell’indirettamente – coinvolti Stati Uniti e Persia e determinato il repentino crollo del regime siriano e la sua sostituzione con un regime di frontiera fra gli interessi israelo-statunitensi, sauditi, turchi.
Una svolta che apre un periodo di transizione la cui durata è del tutto incerta e su cui non ci si può esprimere con fondate, serie e obiettive analisi e valutazioni, alla luce della fondamentale constatazione che il nucleo concettuale centrale del problema appare appena appena citato, di sfuggita. E il nucleo concettuale centrale sappiamo tutti che è costituito dall’irreversibile nascita dello Stato e della Nazione della Palestina, con il suo proprio territorio e con la sua propria sovranità, libertà e indipendenza. Nucleo concettuale centrale reso del tutto evanescente.
Non sappiamo se dobbiamo parlare di una endiadi diplomatica che si trascina stancamente, nella visione di un non intaccato oligopolio decisionale planetario statunitense e di una non meno intaccata presunzione sionista. Presunzione di poter dettare legge al mondo in merito alla sua uguaglianza con tutti gli altri – popoli, fedi religiose, reggimenti politici – in una uguaglianza che implica però l‘accettazione della differenza dovuta alla sua specifica e speciale, unica natura, sia da parte del mondo realmente semita che da parte del consesso di tutte le Nazioni. Presunzione che si basa sull’affermazione e sull’esplicazione – clamorosamente false – di essere l’agglomerato antropico-ideologico della formulazione ‘religiosa’ ‘israeliana’ che suggella addirittura la sua rivendicata speciosità di essere e razza e popolo.
Endiadi che però ci sembra che si trasformi in una implosione di se stessa.
Detto ciò, possiamo affermare che questo accordo transitorio sia stato un successo. Affermazione, successo di ciò che si cercava e non si riusciva a concludere, pur mettendoci tutte le pezze da tutte le parti, perché è stato raggiunto entro il fortilizio del palese ‘non s’ha da fare’ del sionismo, di fronte a cui ancora oggi nulla possono tutte le comunità abramitico-israelite che lo condannano e lo combattono come perversa e malefica negazione del messianesimo.
Esso è stato innanzitutto un successo, un grande successo per l’Egitto del presidente al-Sīsī, e con esso con il Qatar e l’Arabia Saudita, la Turchia e gli altri Paesi della ‘sfera islamica’ e il compiacimento esterno della Persia.
Trump ha fatto ricompattare le divisioni delle Nazioni islamiche entro un contesto dapprima mai visto, e, considerato che comincia a capire che Casa Bianca e Pentagono non possono più andare oltre nell’esportare guerre e attività eversive eterodirette ovunque e nel fomentare l’ulteriore contrapposizione – creta dalla strategia USA – fra europei e ‘pericolo islamico’, ha dovuto operare una conversione ad u. Egli ha così dovuto cedere il passo a un realismo politico non consono con la sua natura e ha dovuto sopprimere la pubblica finalità primaria della sua azione, che era quella, conclamata, di spazzare via i palestinesi dalla struscia di Gaza e far tenere quelli della Cisgiordania nelle condizioni di lenta estinzione.
Il profilo europeo in questo contesto è risultato del tutto deludente, anzi assente.
La frammentazione delle posizioni europee emerse, per di più alla luce della storica dichiarazione della nuova geopolitica planetaria di Trump, ossia che gli USA sotto la sua guida hanno posto fine all’esistenza della ‘sfera anglo-americana’ – o, meglio, anglo-suana o anglo-usana o anglo-statunitense – perché mirano a contendere la sovranità o comunque l’autonomia politico-diplomatica ed economica delle perle di Londra e del suo Commonwealth (Canada, Australia, Nuova Zelanda) al re del Regno Unito, Capo di Stato di queste Nazioni; e quelle non meno aggressive rivolte alla Danimarca e all’Unione europea sulla Groenlandia, territorio danese ampiamente autonomo, dimostrano che i ruoli dei governi di Germania e d’Italia risultano tuttora del tutto subordinati agli interessi degli USA e del sionismo e del tutto minoritari in Europa.
Irlanda, Norvegia, Spagna e perfino Regno Unito e Francia e altri Paesi ancora hanno aperto una nuova pagina di storia nel contesto euro-afro-mediterraneo. Altri Paesi mediano ancora, mentre una valanga di riconoscimenti della Palestina si è riconfermata all’ONU. Certo è che dopo che la Francia ha ufficialmente chiuso la lunga e gravemente erronea storia in favore di Israele iniziata con la deplorevole miopia De Gaulle (responsabile diretto della gran quantità di armamenti consegnati a Israele e, soprattutto, di avere dotato Tel Aviv dell’armamento atomico), il governo della Germania non potrà continuare ad armare fino ai denti Israele, quanto ad acquistare da esso armamenti missilistici altamente tecnologici; perseverando nel rifiutarsi, ad esempio, di integrare i sistemi e le tipologie dei missili della difesa antimissile e antiaerea a quote medie e alte con quelli di Francia, Italia e Regno Unito. Rimanendo unita a USA e Israele e realizzando una lunga e aperta fronda industriale, militare e politica all’interno dell’Unione Europea.
Attraverso la sovranità effettiva della Palestina potrà nascere una condizione di minore instabilità nel Vicino Oriente. Condizione essenziale affinché molti attriti possano essere ridotti e risolti e nuove intese raggiunte e reali pacificazioni possano essere avviate, a giro d’orizzonte. Nel superamento della catastrofe creata dalle distruttive intese franco-britanniche fra fine ‘800 e metà ‘900 e dall’ulteriore irruzione statunitense. A beneficio dei popoli, del nuovo volto dell’Europa e del Mediterraneo, della visione di Eufrasia. Con l’avvio di una nuova fase storica che riporti la pace garantendo l’integrità della Russia e dell’Ucraina in Eurasia, ripristinando il trattato OSCE sul disarmo nell’Europa centrale e riuscendo a realizzare un’autonomia ‘inter-frontaliera’ e ‘inter-statuale’ per il martoriato Kurdistan (cosa che oggi può sembrare solo un sogno) nel secolare e crivellato ‘quadrante’ turco-siriaco-iracheno-iraniano.